MaraTombola

 

 

       LA MARATOMBOLA; UNA FESTA NON SOLO DI SPORT.

Avete presente quelle idee un po’ folli, che nascono così per gioco, quando provi ad unire una passione a una necessità, ne parli con un amico, e nel 99% dei casi ti senti rispondere “ma tu sei matto”?
Fortunatamente nell’1% dei casi trovi l’amico che inaspettatamente, invece di cercare di farti demordere, alimenta la tua folle idea.
E così Mauro Firmani, energico e volenteroso organizzatore, 4 anni fa partendo dal desiderio di fare una tombolata con una novantina di amici, tanti quanti i numeri, ne ha parlato con Gianluca Adornetto e gli altri amici della Marathon Truppen, un gruppo di amici/maratoneti che spesso troviamo come pacer nelle più importanti competizioni, ed è nata la Maratombola!
All’inizio sarebbe dovuta essere una corsetta informale nella pineta di Ostia, tra 90 amici, con tanto di estrazione dei numeri della tombola tutti, abbinati al proprio numero di pettorale. Oggigiorno solo chi vi ha partecipato il 30 dicembre è in grado di dire ciò che è diventata la sua creatura.
Una maratona su asfalto e sterrato, completamente chiusa al traffico all’interno della Pineta di Castel Fusano, cronometraggio TDS, rifornimenti ogni 5,3 km con ogni ben di Dio :sali, acqua, coca cola, the caldo, birra, uvetta, marmellate, pizza, prosciutto, frutta, maglia tecnica, medaglia (oserei dire una delle più belle mai vinte!) e dulcis in fundo tombolata finale con possibilità tramite, la cartella inserita nel proprio pacco gara, di vincere il pettorale di una manifestazione del 2018. I 160 partecipanti, hanno potuto degustare un finale a base di pizza, salame e mortadella, pandoro e spumante!
In tutto questo, son avanzati pure un bel po’ di soldini per fare un po’ di beneficienza. E scusate se è poco.
I podisti provenivano un pò da tutte le regioni del nostro variegato Paese, alcuni di questi giunti lì grazie al passaggio di Armando Quadrani dalla fermata del treno Lido e tutti hanno potuto ritirare la maglietta con il loro pettorale, vestirsi con indumento da gara sotto il gazebo allestito della società Trail dei due Laghi.
E così giungevano le ore 9, orario di partenza: veniva cantata rigorosamente in lingua madre, anche se nel testo fornitoci dal Firmiani era riportata anche la traduzione in taliano, ’’You’ll Never Walk Alone” divenuto popolare come l’inno ufficiale della squadra di calcio inglese del Liverpool:

When you walk through a storm
Hold your head up high
And don’t be afraid of the dark
At the end of the storm
Is a golden sky
And the sweet silver song of a lark
Walk on through the wind
Walk on through the rain
Though your dreams be tossed and blown
Walk on walk on with hope in your heart
And you’ll never walk alone
You’ll never walk alone
Walk on walk on with hope in your heart
And you’ll never walk alone
You’ll never walk alone
Quando cammini nel
bel mezzo di una tempesta
tieni bene la testa in alto
e non aver paura del buio
alla fine della tempesta,c’è un cielo d’oro
e la dolce canzone d’argento
cantata dall’allodola
cammina nel vento
cammina nella pioggia
anche se i tuoi sogni
saranno sconvolti e scrollati
va avanti, va avanti
con la speranza nel tuo cuore
e non camminerai mai da sola
non camminerai mai da sola
va avanti, va avanti
con la speranza nel tuo cuore
e non camminerai mai da sola
non camminerai mai da sola
e con queste parole nella mente si partiva. I partecipanti, a ogni transito sulla linea di partenza e arrivo, potevano verificare il proprio parziale cronometrico nonché beneficiare dell’incitamento dei lì presenti. Il percorso si è rilevato impegnativo dal punto di vista muscolare, in quanto percorso misto; in più si sono aggiunte le insidie delle radici affioranti dei pini, anche se ben segnalate e l’assenza di compattezza del terreno causa le precipitazioni dei giorni precedenti.
Commovente poi Mauro nella lettera di ringraziamento a quanti hanno contribuito all’esito felice della manifestazione.
Ora riflettendo sulla gara e constatando lo spirito solidale che ha animato i presenti, non si può non ribadire come la corsa in generale e la maratona in particolare siano discipline benefiche per l’essere umano, che è “corpo animato”.
L’anno podistico si è chiuso in bellezza, senza velleità di tempo, ma con una bellissima lezione; se alla base c’è una sana voglia di divertirsi e fare sport senza secondi fini, anche i progetti più impensabili si realizzano e a maggior ragione una maratona come questa che si prefigge un fine nobile e sociale è da ritenere un valore aggiunto.
La fatica? La stanchezza? Chi l’ha vista? Non esiste! Ha solo una genesi mentale: passa non pensandoci. Può darsi che la si senta in gara, ma tagliato il traguardo svanisce come d’incanto, essendo tanta la felicità. Non è la felicità lo scopo della vita?

PAOLO REALI 

Video della MaraTombola

 

 

 

Maratona delle Cattedrali

 

 

MARATONA DELLE CATTEDRALI; TRA BORGHI ANTICHI , PORTI E TANTO MARE


Son tre anni ormai che alle quattro cattedrali della 1^ edizione del 2014 delle omonima maratona se ne è aggiunta un’altra , la Cattedrale di S. Maria Maggiore di Barletta che ha assunto il titolo di Città della Disfida a ricordo della storica sfida del 13 febbraio 1503.
Dal piazzale prospicente l’edificio religioso di stile in parte romanico (la facciata) e in parte gotico ( la parte posteriore) e precisamente, in via Mura San Cataldo, è stato dato il via in una ventosa mattina del 17 dicembre 2017 alla moderna disfida.
A completare la scenografia della partenza il castello svevo, che, eretto dai Normanni nella seconda metà del XII secolo, incluso da Federico II tra i castelli del Giustizierato della Terra di Bari, fa parte integrante della storia della città., e tanto mare.
Da nord a sud, attraversando borghi antichi, costeggiando porti e il mare per arrivare verso la seconda perla, la Basilica Cattedrale di Trani, inserita nella lista delle "meraviglie italiane”.
Essa, edificata in stile romanico pugliese nell’anno del Signore 1097 sulla base della più antica S. Maria della Scala è strettamente legata alle vicende di San Nicola Pellegrino.
Adiacente al mare, sembra un gigantesco veliero in procinto di salpare, con il suo solido campanile che assume le sembianze dell’ albero maestro e, con l’ampia facciata che sembra la vela esposta ai venti. Le sue imponenti absidi facevano certamente da richiamo ai navigli che numerosi solcavano l’Adriatico per la presenza di un porto sicuro dove approdare in caso di tempesta. Completa l’opera, il Castello federiciano del 1233, accarezzato, dalle onde del mare. Un bagno nel romanico pugliese, dalle caratteristiche tutte proprie, di altissimo livello artistico. Monumentali costruzioni sorte nel XI secolo, espressione compiuta di una intensa vitalità architettonica e scultorea. Quando i Bizantini persero la Puglia ad opera dei Normanni, dovettero ammettere amaramente: “Abbiamo perso la migliore regione dell’impero”. Cattedrali non di mattone come altrove, ma di pietra che, al sole sempre presente da queste parti, rifulgono di sfumature color rosa e dorato.
Quello che appare non è tutto. Altre due, tre chiese si nascondono sotto le loro fondamenta. A Trani, sotto il transetto sorge una fitta foresta di colonne che forma la Cripta di San Nicola; sotto il corpo della chiesa superiore si distendono le tre navate di Santa Maria e, ancor più giù, il preromanico Ipogeo di San Leucio.
Anche negli interni prevale la nuda pietra, essendo stati rimossi stucchi, marmi e altre sovrastrutture accumulatesi nei secoli, per riportarli all’antico splendore.
Trani, che mostra la bianca penisoletta di Colonna, i palazzi nobiliari, il pittoresco borgo marinaro aggrappato sul porto ove ondeggiano le modeste imbarcazioni dei pescatori e si pavoneggiano come prime donne gli yacht è stata attraversata in lungo e in largo.
Forte è la tentazione di abbandonare la maratona e fare un tuffo.
Città di mare a tutti gli effetti, con nulla da invidiare ad altre più conosciute al grande pubblico. Non una singola, isolata realtà marinara, ma una serie continua di porti, un tempo battuti da velieri ragusani, amalfitani, veneziani, greci, slavi e dalmati. Nel 1063, a Trani furono emanati gli Ordinamenta Maris, gli Statuti Marittimi, il più antico codice di mare del medioevo.
Il nome di Nicola Pisano, uno dei più grandi scultori romanici, mi rimanda alla Maratona di Pisa, disputata in contemporanea. “Pisano” glielo hanno appioppato gli altri, firmandosi egli “Nicola de Apulia”. Le due maratone hanno un marchio comune: il romanico e il mare.
E’ stata poi la volta della costa di Bisceglie. Il mare immenso, le costruzioni rigorosamente in pietra, la cattedrale e il campanile svettanti sulle case della città.
Ed ecco la Cattedrale di S. Pietro Apostolo, fondata nel 1073 in stile romanico dal normanno Pietro II Conte di Trani, ed ultimata nel 1295. Nascosta da un soffocante stile barocco nel fine 700, con l'ultimo restauro è stata riportata all'antico splendore
La quarta tappa si è conclusa sotto la Cattedrale di Santa Maria Assunta a Molfetta, oggi Duomo di San Corrado, ex cattedrale della diocesi di Molfetta fino al 1785, costruita tra il 1150 e la fine del 1200. Esso volge la facciata verso il porto, quasi a volerlo proteggere e senza dubbio è il più originale romanico della Regione, una montagna di pietra a forma piramidale e due campanili ai lati dell’abside.
Dopo un tratto rettilineo della SS 16, tra uliveti, vigneti, frutteti, muretti a secco e case sparse, si è giunti a l’ultima tappa Giovinazzo, 20.000 abitanti. La sua Cattedrale romanica di Santa Maria Assunta fu edificata sul più antico edificio di S. Maria di Episcopio tra il 1125 ed il 1180, e consacrata solo un secolo più tardi.
Giunti nella spaziosa Piazza Vittorio Emanuele II, dove è situato l’arrivo. non può che essere data una rapida occhiata
all’arco di Traiano, al porticciolo, alle contorte vie del centro storico e alla cattedrale
Tutto sommato si è trattato di una buona maratona anche se bisogna ammettere che per molti atleti è mancata la navetta che li riportasse da Giovinazzo cento , luogo dell’arrivo, alla stazione Fs per tornare a Barletta, luogo della partenza.

PAOLO REALI 
 

Video Maratona delle Cattedrali 

 

Ravenna 2017

 

 

                

Maratona di Ravenna

Solo tre anni fa ho deciso di iniziare a correre, più per curiosità che per vera passione; quella è venuta dopo. In questi tre anni sono riuscita a correre, con mia grande sorpresa, 7 maratone e due ultra. Per  ciascuna di esse ho dei ricordi e dei racconti, ho i conti che ho fatto con me stessa  per ogni volta che ho deciso di indossare quelle scarpe e di accettare la sfida. La maratona di Ravenna è stata la mia prima esperienza con l'associazione sportiva di cui faccio parte ed è stata un'esperienza davvero speciale. Non ho l'esperienza di molti runners della mia squadra per poter dire se a livello organizzativo l'evento di Ravenna sia stato superiore o all'altezza di altri eventi internazionali, posso solo dire che per me è stata una grandissima festa, durante la quale ho visto una bella città vivace ed accogliente, capace di vivere questo evento come un "grande evento " ed un'opportunità di  sport a grandi livelli. Sono felice di poter dire che "io c'ero". La nostra Associazione sportiva ha potuto festeggiare inoltre, durante questa bella vetrina, 10 anni di attività insieme, caratterizzati da una forte spirito di condivisione e partecipazione. Il nostro motto è : "Una squadra, una forza" ed in questi momenti è bello sentire di appartenervi.                La trasferta fuori città è stata un'occasione per tutti i partecipanti di stare insieme, di socializzare e conoscersi. Molti runner sono venuti con accompagnatori e familiari e si è creato il bellissimo clima della gita fuori porta. Io stessa ho avuto modo di conoscere delle compagne di squadra che non conoscevo affatto e di approfondire la reciproca conoscenza con altre che già conoscevo. Alla spedizione dei maratoneti, si sono unite le determinatissime camminatrici che hanno portato alla squadra le loro medaglie con il traguardo dei 10k. Ciascuno ha fatto il suo viaggio al meglio delle possibilità, nonostante piccoli infortuni, preparazioni incomplete e imprevisti dell'ultimo momento.

La mattina del 12 novembre, con un nebbione degno delle campagne scozzesi, eravamo tutti lì insieme dentro un fiume colorato fatto di persone che, impazienti, agitate, emozionate erano lì per aspettare il via. La maratona è stata impegnativa: un percorso che si snodava nella città fino al mare con moltissimi tratti lunghi e rettilinei. La sera precedente mentre osservavo il percorso al marathon village, pensavo  a quanto sarebbe stata dura vedere gli altri sulla via del ritorno mentre, molto probabilmente, io sarei stata ancora nel tratto di andata. Si tratta del "famoso biscotto" che nessuno vorrebbe avere in gara...e pensavo tra me e me: "questo non è un biscotto, è un vero e proprio filone!" Con alcuni compagni di squadra ci abbiamo riso su, ci siamo presi in giro pensando a cosa avremmo detto o fatto quando ci saremmo incontrati lungo "il biscotto" .  Fiduciosa ho  continuato a pensare solo alla mia gara.                Il " famoso biscotto" è comunque arrivato,  ma è stato un momento molto diverso da come lo avevo immaginato, è stato importante ed emozionante nello stesso tempo: dall'altra parte vedevo la fatica e la determinazione di tutti e i miei compagni di squadra correre che ci salutavano e ci incoraggiavano ..."forza ragazze!". Noi facevamo altrettanto, rispondendo ai saluti: un altro bel ricordo da collezionare. E poi ancora, tanti capannelli prima e dopo la gara fatti di discussioni, consigli ed esperienze da parte di chi ha fatto moltissime gare ed ha esperienza da vendere a chi, come me, deve ancora imparare molto. Ho imparato moltissimo. Mi sono divertita, sono stata bene. Sono tornata a casa soddisfatta di molte cose: le nuove amicizie, la gara corsa, l'avventurosa  visita di Ravenna fatta in condizioni meteo proibitive, i momenti goliardici tra barzellette e messaggi scritti nella chat "BAR Npl"; infine sono tornata grata  verso gli organizzatori, il direttivo e il presidente, perchè in modo del tutto disinteressato hanno organizzato con impegno e cura, una così ben riuscita trasferta. In una vita così frenetica, fatta di lavoro, famiglia, questioni personali e...allenamenti, il tempo libero è una preziosità, oltre che una rarità. Impiegarlo per organizzare e creare opportunità da condividere con altri  è un dono. Allora grazie!

Cristina Belmonte

XX Maratona di Latina

 

 

                       XX Maratona di Latina

 

C’è un brivido che ti accompagna, sono giorni che il fiato è corto e lo spezzi con profondi respiri. 

La chiamano ansia.Il lavoro? La quotidianità a volte difficile?

La sensazione di aver dimenticato qualcosa, ma non sai cosa?No, è emozione, paura, desiderio, è la maratona di che si avvicina. 

In fondo è solo una corsa che vuoi che sia, un passo dopo l’altro e arrivi, perché te ne preoccupi? 

L’importante è puntare la sveglia, fare colazione, vestirsi, uscire e poi seguire il ritmo. 

Ti ritrovi tra la folla e realizzi che ci siamo, il giorno è arrivato e non puoi tirarti indietro. 

Gli sguardi, gli abbracci e i sorrisi complici ti danno forza e ancora una volta ti domandi il perché di tanto timore. Si parte con le foto di rito e poi via, tutti in fila per lo sparo iniziale.

Il freddo non lo senti, è riscaldato dal desiderio. 

Il gruppo è compatto, allegro e carico, “ci siamo tolti il pensiero dei 195 metri” qualcuno urla, io mi limito a sorridere, risparmio il fiato, ma ascolto con gioia i miei compagni di squadra. 

Alcuni di noi portano il peso dell’obiettivo, un palloncino, i colori della nostra squadra. 

Il colore Arancione è simbolo di armonia interiore, saggezza, equilibrio, ambizione e creatività. 

Noi siamo ritmo, suono, il passo costante che preme sull’asfalto, che cerca di non esagerare, siamo un gruppo deciso che ascolta i consigli di un uomo che ha saputo affrontare sfide più dure, più lunghe ma soprattutto che è alla sua 115^ maratona, siamo ambiziosi perché vogliamo credere in quel palloncino volante che segna le 4h e 15m. 

Il tempo è generoso, un pallido sole riscalda il volto sudato, ma soprattutto illumina il paesaggio che ti circonda. Le battute, le risate coprono solo in parte il suono morbido e rassicurante delle onde del mare, l’aria è pulita e l’odore di salsedine ti rinforza, ti perdi in quella natura che raramente ti soffermi ad ammirare. 

I chilometri cominciano ad essere importanti ma ancora non abbastanza, diventa sempre più difficile distrarsi, l’asfalto vuole prendere il sopravvento, impossessarsi della tua mente e farti cedere, ma il fiato è costante e non sei affaticata, intorno a te ci sono ancora loro, il gruppo compatto che non vuoi mollare.  Vorresti seguirli fino alla fine, ma sai che il tuo obiettivo è un altro, correre con loro più di quello che hai fatto a Ravenna. Ci stai riuscendo e stai andando oltre e l’euforia ti esplode dentro.

E poi arriva. 

La “Endorphin rush”, la mente che da tempo provava a corromperti è pronta ad esultare. Il gruppo inizia a diradarsi, sei quella più indietro di tutti, l’asfalto è terminato e il terreno è più duro, le gambe sono pesanti e decidi di rallentare, rimani sola. Le chiacchiere che ti hanno accompagnato sono scomparse e ora te la devi vedere solo con te stessa, devi cercare e ritrovare quell’entusiasmo della mattina, quell’energia che sai di avere, perché sei pronta, lo siamo tutti, il fisico non è il tuo nemico e i pensieri sono malleabili, ricerca quella strada e riparti. 

Ancora li vedi, vedi i pochi palloncini ancorati alle magliette, non sono così lontani, in fondo non stai andando male, il tratto del Fogliano non è così lungo, hai superato i 25 km, ora manca poco.    

Ecco ci sei riuscita hai raggirato il muro e ricominci a correre e d’un tratto ti rendi conto che le bugie più grandi sono quelle che raccontiamo a noi stessi, il fiato c’è, ora devi solo dosare le forze e non esagerare. 

Affianchi alcuni tuoi compagni, li saluti e con un filo di voce gli dici “DAI”, vorresti dire di più, qualche massima sulla vita, sulla forza o sulla corsa, ma proprio non ci riesci perché sei così concentrata a distrarti che non riesci a distrarti. 

Il 30° km non è un miraggio, ci sono i tuoi compagni che, nonostante il freddo, sono lì pronti ad incitarti, ti sorridono e ti offrono da bere. Birra! Finalmente la bevanda tanto attesa, brindi due volte con il grillo parlante in bici e pronti si riparte, mancano SOLO 12,195 km. 

La tua città è sempre più vicina, il cuore batte più velocemente, ma non per la fatica, ma per l’emozione.  I palloncini non li vedi più da tempo, forse saranno volati, forse hai rallentato troppo, nella tua testa si sta disputando un incontro di pugilato. Ad un angolo la sconfitta personale, quella che ti dice che ci hai provato ed hai fallito, non puoi mica pretendere di migliorare, proprio tu che non ami correre, proprio tu che non hai mai corso in tutta la tua vita. All’altro angolo l’entusiasmo di riuscire a fare qualcosa, per molti, impensabile, di aver corso per il 98% della gara senza mai fermarti, sicuramente stai mantenendo un buon ritmo e il risultato saprà stupirti, ci stai riuscendo ed ora ti manca veramente poco e lì al traguardo ci saranno ad aspettarti coloro che invece in te credono e crederanno sempre anche se dovessi finirla in 8h. 

Ma come giri l’angolo tutto scompare, non vedi il traguardo, ma qualcuno ti urla che il gonfiabile si è sgonfiato, corri e forse un po’ acceleri, senti gli occhi esplodere, vorresti lasciarti andare elle emozioni ma resisti, corri e sorridi, sorridi e corri, ormai non senti più nulla ti sembra di volare, il cervello si è dimenticato che ti stai ancora muovendo, alzi le braccia al cielo e non resisti a trattenere la gioia, una perla scende sul tuo viso.

Clotilde Sofra

 

20^ Vetralla Mare Marathon

 

 

                

 La Vetralla mare è una maratona che ha il colore dell'oro 

 

Sono solita correre guardando e controllando molto attentamente i miei passi: sono maldestra ed un capitombolo quando subentrano stanchezza e chilometri è probabile...quindi meglio stare attenti. Per questo motivo spesso non riesco ad ammirare con attenzione i paesaggi che attraverso nelle gare più lunghe, eppure se penso alla  Vetralla - mare mi vengono in mente tantissime "fotografie" che ho scattato nella mia mente ed un paesaggio intorno del colore dell'oro. In tutto il mio percorso l'ho avuto sempre nel mio campo visivo , che illuminava la campagna che abbiamo attraversato da Vetralla fino a Tarquinia lido, e colline e declivi dorati che hanno accompagnato i nostri passi...poi la sabbia e le spiagge  che tinteggiavano il quadretto del lungo mare scorto non appena ci siamo affacciati a pochi chilometri dall'arrivo. Questa maratona non è come le altre: l'ho sentito dire molte volte ed ora posso testimoniarlo perché nell'edizione 2017 c'ero anche io. Ha il calore di una festa tra amici. Si ripercorrono i passi del signor Panella col suo carretto, attraverso un percorso dolcemente collinare, dalla campagna fino al mare. Ci si sveglia presto, alle 5.00 del mattino per poter partire alle 6.00 e sfidare il caldo di agosto il più tardi possibile. Ma non è una sveglia come le altre: ha il sapore familiare e l'odore del caffè appena fatto, a casa Di Gregorio e Panella che sono soliti ospitare molti dei partecipanti alla gara. Si parte dalla linea di partenza più buffa del mondo: una semplice linea bianca disegnata a terra col gesso, sotto un folkloristico stendardo che sventola fiero, proprio sopra i partecipanti con su scritto data ed edizione. Ho partecipato alla ventesima edizione e, dentro di me, mi sembrava così poetico che quel gesto, quella partenza sia diventata ormai un rito arrivato alla ventesima edizione. Pensavo tra me e me: chissà quanto sarebbe orgoglioso e fiero il signor Panella al pensiero di vedere onorata con tanta puntualità la sua memoria! Ma torniamo alla partenza...col freschetto delle 6.00 del mattino e la Signora Panella, unica erede presente della tradizione, pronta, accanto a noi a dare il via. Ci si avvia lungo un percorso in fila indiana, ciascuno secondo il proprio passo, senza chip, senza fretta, col proprio pettorale in direzione del 5° chilometro. Si parla, si ride, i maratoneti storici raccontano aneddoti delle passate edizioni, qualche siparietto, qualche errore nel seguire la strada e qualcuno che è stato ripescato al volo quando ha sbagliato a girare a qualche bivio. La strada corre veloce sotto i piedi, non ci si accorge di percorrere chilometri. Si è sempre in compagnia, non si corre mai soli. Mi sono ritrovata al 20° chilometro senza accorgermene. Non è da me, visto che controllo sempre molto attentamente i chilometri percorsi, per farmi un'idea e per capire a che punto sono della mia fatica. Questa volta non ci ho pensato mai. Il 21° chilometro arriva come una bella sorpresa in cima a Monte Romano, dove ci aspetta un bel bar e una favolosa sosta caffè. Si riparte ristorati e divertiti alla volta degli altri 21 km che ci separano dall'arrivo.  Il percorso è impegnativo perché è un continuo saliscendi ma è una strada che si fa volentieri, sempre in compagnia e con la sorpresa degli "angeli della panda" che ad ogni 5 km ci aspettano dietro una curva, all'ombra, in cima a qualche salita o alla fine di qualche discesa. E sono come delle apparizioni, specie quando caldo e chilometri iniziano ad intaccare la nostra determinazione!!! E allora come nel più divertente dei quadretti vedi le inossidabili pandine del presidente Di Gregorio con i bagagliai aperti, le solerti Mirian e Roberta che ti offrono ogni tipo di rifornimento: frutta, uvetta, crostate, bibite, acqua, coca cola...sorridenti ed incoraggianti. Inizi così a cercare di scorgere il prima possibile le "benedette pandine" e gli "angeli" che le guidano per ristorarti, con una gentilezza e accortezza senza pari. Ogni volta una breve sosta, sempre in compagnia di tutti. La bellezza di questa gara sta nel fatto che è un viaggio di gruppo; il primo che arriva al ristoro aspetta tutti gli altri e poi si riparte tutti insieme. Quando ho letto il regolamento, mi è sembrata un po' incomprensibile questa attesa e mi chiedevo quale fosse il senso, che fosse svantaggioso (ai fini della performance) per chi è più veloce e arriva primo. Poi ho trovato tutte le risposte. Le risposte sono nel viaggio e non nel traguardo. Il traguardo lo trovi, e comunque  lo devi conquistare perché arriva dopo un'ennesima partenza e dopo 42km...una volata finale che ha il sapore dell'adolescenza (credo di aver pure ridacchiato divertita mentre correvo e cercavo di tagliare il traguardo al meglio che potevo). Infine non può mancare il bagno al mare tra gli sguardi attoniti dei bagnanti che, giustamente, si interrogano sui matti che hanno appena visto ingaggiare una volata su lungomare con un vistoso pettorale rosso e abbigliamento da runners... è una gara da provare, non solo perché è un ottimo allenamento per il corpo, correre fa bene, ma soprattutto perché è ristoratrice dell'anima.

 

con immenso piacere, Cristina Belmonte (partecipante alla ventesima edizione)