Trofeo Panella “Nonno Giuseppe”
Che aria strana che tira, si percepisce il desiderio di condivisione, ma anche quello di timore.
Quest’anno sta andando così, tanti sono stati i programmi ai quali abbiamo dovuto rinunciare, tanti gli abbracci che non abbiamo potuto fare e tanti i sorrisi nascosti. Abbiamo però avuto l’opportunità di osservarci più attentamente, rispecchiandoci nell’anima di chi ci è di fronte, abbiamo appreso soluzioni nuove, scoperto che anche lontani possiamo sentirci vicini e riscoperto il passato attraverso i pensieri, le foto e i piccoli ricordi altrui.
E proprio quel passato continua ad unirci, ad accrescere la voglia di stare insieme e di rivivere un pezzo di storia non direttamente nostra, ci fa stare vicini senza timore e percorrere una strada lunga 42,195km da Vetralla fino al mare.
Un anno particolare che ci ha tolto alcuni rituali che si ripetevano da 22 anni, l’assenza dell’assegnazione del pettorale consegnato dal fato, al quale ognuno di noi attribuiva un significato, ci ha fatto capire come una banalità a volte diventa una grande mancanza. L’occasione di poter scherzare con la sorte ci è mancata, ma comunque eravamo lì intorno ad una grande tavolata con chi occupava il solito posto come ogni anno per scaramanzia o semplicemente abitudine, con la famiglia Di Gregorio, i parenti e noi pochi temerari atleti della Nuova Podistica Latina, che grazie all’invito di Enrico abbiamo potuto assaporare momenti che, anche se apparentemente ripetitivi, ti sanno lasciare sensazioni uniche.
Ci svegliamo prima dell’alba, come zombie ci muoviamo nella casa. Latte, biscotti, c’è chi beve del tè o semplicemente una tazza di caffè, fuori è buio, ma il primo chiarore mattutino si scorge all’orizzonte. L’alba è alle porte, pronta per separare la notte dal giorno, per mostrarci i suoi colori e farci apprezzare il momento più fresco della giornata. Alle 6 siamo pronti, sulla linea di partenza, sorridenti, numerosi, in posa per la foto.
3 2 1 VIA! Si parte, vorrei dire, si corre, ma la nostra non è una gara, non c’è un primo o un ultimo, non c’è gloria per qualcuno, ma semplicemente la vittoria di tutti. Usciamo vincitori dalla battaglia contro il Covid, vinciamo contro il distanziamento, vinciamo la fatica dei mesi senza il giusto allenamento, siamo sulla strada dove il nostro unico obiettivo è raggiungere il mare tutti insieme.
Quest’anno abbiamo fatto un passaggio speciale, abbiamo attraversato il sottopasso realizzato in memoria di Barbara Zaccaro… le strade purtroppo non sono sempre così sicure, a volte basta una distrazione per far sì che una persona continui a vivere solo nei nostri ricordi.
Il caldo aumenta e insieme ad esso il traffico, le auto sfrecciano verso il mare, alla ricerca di brezza, noi sul ciglio della strada percorriamo salite e discese alla ricerca del ristoro.
Il ritrovarsi alla fine di ogni 5 km e vedere il nostro angelo custode è la peculiarità della Vetralla-Mare, lei la colonna portante di questa gara, Miriam, la moglie di Enrico, sempre presente, attenta, insieme ad Elena Di Gregorio e poi Giovanna Tranquilli. Ci scambiamo sorrisi, beviamo qualcosa e dal 15 km biscotti, frutta e crostini all’olio rendono il nostro viaggio più piacevole. Non è una maratona qualsiasi, si corre, ci si aspetta e si riparte. Arriva l’ultimo scatto, quello finale a pochi metri dal mare, di nuovo 3 2 1 VIA!!! Gli uomini più competitivi accelerano, noi donne ci prendiamo per mano e insieme sempre sorridenti concludiamo la nostra 23^ edizione Trofeo Panella “Nonno Giuseppe”.
Per me è stata dura, le gambe erano pesanti, non riuscivo a correre e più volte ho pensato di mollare e di salire in macchina. Ma sono state molte le distrazioni che mi hanno aiutato a superare le difficoltà, le chiacchierate con Cristina Belmonte, Giovanna Tranquilli e Martina Vigliante, la caparbietà di Ivana Marchiotto ed infine, il più importante, Andrea Balzini, mio marito, che mi ha accompagnata fino alla fine quando ha visto che stavo vacillando.
Questo è lo sport, condividere momenti che non sempre sono piacevoli, difficoltà che la testa, da sola, non riesce ad eliminare, chiedere aiuto non è mai una sconfitta, ma bensì la consapevolezza che siamo in grado di superare le nostre conoscenze, i nostri limiti grazie al confronto, grazie all’apertura verso il prossimo. Non c’è mai fine per imparare, non c’è spazio per la presunzione.
I podisti sono più saggi? No, la corsa, semplicemente ci mette alla prova, una battaglia verso noi stessi, verso quello che crediamo di non riuscire a fare. La corsa ci fa capire che soli possiamo essere forti, ma insieme siamo più felici.
La Vetralla-mare è questo: felicità.
Clotilde Sofra